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PARROCCHIA TIONE DI TRENTO

LA STORIA

LA PIEVE DI TIONE

CHIESA PARROCCHIALE DI SANTA MARIA ASSUNTA

E SAN GIOVANNI BATTISTA

IN TIONE DI TRENTO

 

La chiesa parrocchiale di Tione, antica Pieve, rappresenta un museo d'arte sacra, una preziosa pagina della storia della nostra comunità cristiana e del nostro paese, ma soprattutto è luogo privilegiato che rende visibile il mistero dell'incontro con il Signore, che ha posto la sua tenda in mezzo alle nostre case.

 

Cenni sul paese di Tione e sua collocazione

Alle pendici del Monte Cengledino, in una verde conca al centro delle Valli Giudicarie, alla confluenza del torrente Arnò col fiume Sarca, sorge la borgata di Tione, facilmente raggiungibile a nord dalla val Rendena, a sud dalla valle del Chiese e ad est dalle Giudicarie Esteriori (Bleggio, Lomaso e Banale).

Di Tione la storia ricorda la parte vecchia, con le antiche frazioni di Càntes, Brévine, Ville, Pleù e Sivrè, a cui nel tempo più recente si sono aggiunti gli insediamenti di Basso Arnò, Circonvallazione, Polin, e Cenglo. Dalla piazza Cesare Battisti, scendendo lungo il viale Mons. Donato Perli, si raggiunge la chiesa parrocchiale: l'edificio un tempo era ben staccata dall'abitato di Tione, mentre oggi si confonde tra le case, perché la parte nuova del paese si è sviluppata soprattutto in questa direzione.

 

Un po’ di storia

Gli odierni dati archeologici documentano la presenza di nuclei abitativi nella zona fin dal VI millennio a.C. Le origini della comunità di Tione sono avvolte comunque da una fitta tenebra: le prime testimonianze certe della presenza dell’uomo nella nostra zona risalgono all’età del bronzo (2.200-900 a.C.). La religiosità si manifestava allora nel culto rispettoso dei morti, con una maturazione nel tempo di riti e forme.

Quando i romani, nella loro  espansione, giunsero nella nostra zona, trovarono   una realtà amministrativa già operante ed efficiente, anche se organizzata in modo assai semplice.

Al seguito di soldati e mercanti giunse pure la propagazione del cristianesimo, verso il 313 d.C. (Editto di Costantino, che garantiva la libertà del culto cristiano) e 380 (Imperatore Teodosio, che dichiarava il cristianesimo religione di stato).

Questo evento cambiò la fisionomia delle popolazioni esistenti: nacquero ospizi – piccoli centri di assistenza per raccogliere e ospitare i viandanti o per soccorrere i malati e i bisognosi -, e le prime plebs (poi pievi), dove il popolo si radunava sia per pregare, che per discutere problemi sociali, e anche per tenervi i mercati. Arriviamo così all’epoca di S. Vigilio, circa l’anno 405, con una espansione significativa della religione cristiana.

 

La chiesa – notizie generali

Non c’è una data per la prima pietra di questa chiesa: sembra – senza conferme documentate - sia sorta sul luogo di un edificio pagano sacro a Giove.

Guido Boni (Origini e memorie 2) fa risalire le prime notizie della chiesa al 928.Sicuramente la pieve di Tione viene citata in un documento del Codice Vanghiano (3) del 1185 , e poco più tardi (1240) si conosce già che è dedicata a S. Maria. Prima della chiesa vera e propria si può ipotizzare la presenza di un edificio - accanto ad una cappella battesimale preesistente dedicata a S. Giovanni – costruito a sua volta sopra un precedente stabile – individuato come luogo nell’attuale sacrestia (parte sud-est della chiesa attuale)

Già da tempo immemorabile la pieve è stata una collegiata, cioè era servita da alcuni preti che facevano vita comune: appare quindi storicamente giustificata la scritta muraria, ancor oggi presente nella chiesa, a sinistra dell’ingresso principale (“D.O.M. Questa chiesa decanale, antica pieve collegiata…”).

 

Nel susseguirsi dei secoli sono state molte le modifiche che hanno trasformato la piccola chiesa originale a pianta rettangolare senza cappelle, lunga all'incirca metà della navata centrale attuale, nell'odierno edificio a forma di croce latina a cinque campate e con sei cappelle laterali. Le due iscrizioni ai lati dell'ingresso principale ricordano le date degli imponenti lavori effettuati nei periodi 1511-1518 e 1893-1897, mentre sulla parete delcorridoio meridionale è ben visibile anche una piastra con la data MDXIII.

 

I lavori di ampliamento e restauro del XIX sec. vennero sostenuti con l’apporto del comune di Tione e della fabbriceria, dall’architetto Livio Provasoli e dal pittore Angelo Comolli. L'ultimo intervento risale agli anni 1989-1995. Ad affrescare le pareti – nel primo restauro ricordato - fu chiamato Simone II Baschenis de Averara, che lasciò sul fianco del pilastro destro del presbiterio la seguente epigrafe, ancor oggi visibile:

NON HAS PICTURAS FECIT TVA DEXTERA APPELLES NEC MINUS NATUS PALLADIS ARTE FVIT PINXIT AVERARIAE SIMON BASCHENVS AB ORIS QUEM PICTORIS OPVS TOLLIT AD ASTRA VIRUM
O APELLE, NON SONO OPERA DELLA TUA MANO QUESTE PITTURE, MA DI UNO NON MENO ESPERTO NELL’ARTE DI MINERVA: LE HA TRACCIATE SIMONE BASCHENIS ORIGINARIO DI AVERARA E QUEST’OPERA DI PITTORE INNALZA L’AUTORE ALLE STELLE.

 

Dello stesso periodo era la pittura di sei stemmi - originariamente sopra la porta esterna della chiesa - che successivamente (1895) vennero riprodotti fedelmente all’interno. Nel 1537 – anno della prima visita pastorale documentata fatta da Bernardo Clesio – erano collegate alla pieve nove “cappelle” (per noi oggi “parrocchie”) esterne (Bondo, Breguzzo, Bolbeno, Giugià e Zuclo, Preore, Favrio, Bolzana e Vigo, Cort - Larzana e Binio-Irone, più la cappella di S. Vigilio vicino al Sarca). Secondo Guido Boni in questo periodo vennero aggiunte alla chiesa originale le cappelle di S. Giovanni e S. Rocco (le prime, vicino al presbiterio). Nel 1579 gli altari di cui si parla sono già quattro: erano stati aggiunti infatti quelli dedicati a S. Lorenzo (oggi altare dedicato a S.Vittore) e S. Antonio. Nel 1603 vennero consacrati altri due altari.

L’ampliamento del presbiterio, avvenuto nei restauri successivi nella zona verso est, comprende pure lo spostamento della sagrestia dalla parte nord (attualmente ambiente adibito a ripostiglio) a quella sud del medesimo.

Questa nuova sagrestia, che corrisponde all’attuale, è stata costruita su due piani: al piano terra per i servizi relativi alle celebrazioni, mentre al primo piano è situato l’ambiente chiamato ancor oggi “disciplina”, e che ci rimanda  alle confraternite di cui parlerò successivamente. Le visite pastorali, che si succedevano nel tempo, tra l’altro avevano il compito di controllare la tenuta degli edifici sacri, dalla cui verifica venivano dati ordini per ristrutturare, o migliorare, o ampliare la chiesa, aggiungere pale mancanti o altari, e quanto altro i visitatori credevano opportuno. Durante queste visite veniva controllata pure la tenuta dei registri anagrafici. Il Concilio di Trento (1545-1563) aveva dato disposizioni perché venisse tenuta nota dei matrimoni e dei battesimi: nella pieve di Tione sono documentati rispettivamente dagli anni 1596 e 1583.

 

L’interno della chiesa

La Pieve di Tione è dedicata a S. Maria Assunta, e infatti vediamo - sul fondo dell'abside - una grande tela su olio (importante lavoro di Carlo Bononi, Ferrara 1569-1632) che ci indica la meta del nostro cammino terreno. Contitolare della dedicazione della chiesa è S. Giovanni Battista, la cui cappella è la prima a sinistra del presbiterio. Durante i lavori di restauro del 1989 è stata accertata l’ubicazionedi sei tombe, anticamente collocate all’interno della chiesa, sotto il pavimento della navata. Si trovavano ai piedi degli scalini che portano al presbiterio e di qualcuna si conosce, almeno indicativamente, la data: 1599, 1694, 1735.

I lavori di scavo portarono pure alla luce una grande piastra di granito, con incavatura perimetrale e un grande foro in un angolo - che potrebbe essere servito da scarico dell’acqua - probabile fondo di un’antica vasca battesimale, in cui il battesimo avveniva per immersione, come si usava nei primi secoli del cristianesimo. Ora la piastra è posta in un’aiuola presso l’ingresso laterale nord della chiesa.

 

Il presbiterio e la navata

Il PRESBITERIO è sopraelevato dalla navata con tre scalini in marmo rosa: qui troviamo l’altare maggiore per le celebrazioni liturgiche, l’ambone per la proclamazione della Parola di Dio, e la sede presidenziale del celebrante. Dell’antica chiesa medioevale il presbiterio attuale conserva la larghezza anteriore, mentre le varie ristrutturazioni hanno cambiato la profondità e la forma absidale. La copertura è una grande volta a crociera dotata di costoloni rotondi simili a quelli della navata, sui quali, in uno sfondo azzurro stellato, entro medaglioni dorati, risaltano le figure dei quattro evangelisti (Matteo, Marco, Luca e Giovanni) con i relativi simboli che convergono verso il volto di Cristo in rilievo al centro della crociera. Sul fondo dell’abside, ai lati della pala dell’Assunta, quattro immagini affrescate: S. Anna e S. Giuseppe a sinistra, S. Vigilio e S. Vittore – patrono di Tione – a destra. Altre quattro “finestre” decorate, all’estremità delle figure nominate, riportano lodi alla Vergine Maria su cartigli simil-dorati: “Inter rubeta lilium”, Gaude Virgo Gloriosa”, Assumpta est Maria”, Ave Regina coelorum”.

L’ALTARE - luogo privilegiato e determinante dell’incontro del popolo con il suo Signore – è sopraelevato sopra altri tre gradini di marmo rosa (fino a 40 anni fa circa erano quattro: uno fu nascosto dal piano in legno rivestito, quando fu introdotto il nuovo altare rivolto al popolo) e guarda verso est “verso il sole, visto come simbolo del Cristo che ritorna”-: è in marmo bianco di Carrara con specchiature in verde Varallo e giallo Siena e fu costruito nel 1863, assieme alla balaustra, dal maestro scalpellino Adamo Taliani di Rezzato. Sopra l’altare si erige uno snello CIBORIO, costituito da una cupola sorretta da quattro colonne, anch’esso in marmo. Un tempo veniva usato per l’esposizione del Santissimo Sacramento nell’ostensorio, durante le ore di adorazione. In questo altare troviamo pure il TABERNACOLO, spazio sacro per eccellenza, dove viene conservato il Santissimo Sacramento. L’istituzione dell’Eucaristia è la giustificazione della nascita della custodia eucaristica e quindi del tabernacolo. Il rito celebrato da Gesù nell’ultima cena è il punto di partenza e la norma fondamentale su cui si è formata tutta la Liturgia eucaristica, come memoriale della Sua morte e risurrezione.

Dal 1970 circa, davanti a questo altare antico, ai piedi dei gradini, ne troviamo – appunto - un altro, molto semplice in legno bicolore, che permette la celebrazione delle liturgie rivolgendosi al popolo – secondo le indicazioni del Concilio Vat. II.

Ai lati del presbiterio due grandi tele (400x470) datate 1701, che - anche se non hanno valore artistico – ci parlano di momenti importanti della vita del popolo cristiano:

  •  la Raccolta della manna nel deserto verso la Terra Promessa (olio su tela, di pittore ignoto, XVII-XVIII sec.), e
  •  l’Ultima Cena (olio su tela, di pittore veneto, XVII-XVIII sec.), dove Gesù offre se stesso come Pane della Vita.

ll grande CROCIFISSO, a misura d’uomo, in legno policromo, è del 1800. Dalla metà del II secolo la Chiesa vede una relazione stretta tra la croce e la parusia di Cristo. Per i primi cristiani la croce non è un ricordo della passione, ma un segno del ritorno glorioso di Cristo, cioè un segno di Cristo glorificato.

 

L’AMBONE, posto a sinistra guardando l’altare maggiore, è un semplice leggìo, sempre in legno bicolore come l’altare e le panche per i ministranti. Davanti all’ambone, una bella icona di Fabio Nones – primi anni ’90 - raffigurante Gesù Maestro. Da questo luogo Dio parla al suo popolo e Cristo annunzia il suo Vangelo: il Libro è l’icona della sua Parola, qui materialmente contenuta.

La SEDE PRESIDENZIALE è piuttosto povera, in legno bicolore come il resto degli arredi, ed è situata a destra del presbiterio. La sua importanza è comunque fondamentale: essa richiama alla saldezza della fede trasmessa e testimoniata. La consegna della “cattedra” (=sede presidenziale) non è prevista solamente per l’insediamento del Vescovo in cattedrale, ma anche per ogni parroco che viene insediato in una nuova parrocchia. Gli archi della navata - ornati da lunette e dipinti in azzurro con stelle dorate, simbolo del cielo a cui il cristiano è chiamato a rivolgere lo sguardo e il cammino della vita, e da costoloni incrociati - troviamo la gloria dei santi: san Luigi, san Gregorio Magno, sant'Ambrogio, la Madre Dolorosa, san Rocco, santa Massenza, santa Maria Maddalena, sant’Agostino, san Leone Magno e sant'Antonio abate, san Francesco, santa Apollonia… e altri, assieme a volti d'angeli e simboli biblici e liturgici, fregi e decorazioni, opere tutte del fantasioso pennello del Comolli. La chiesa non è molto luminosa: la luce le proviene da alti finestroni (due per ogni cappella) e da due grandi rosoni posti sopra le porte d’ingresso laterali, composti da vetri rettangolari di diversi colori. Un terzo rosone è posto sul lato ovest della chiesa, ma attualmente è visibile solo dall’esterno, in quanto all’interno è nascosto dalla presenza dell’organo (che in origine si trovava nella cappella attualmente dedicata a S. Vittore). Buona comunque l’illuminazione interna, specialmente del presbiterio e delle singole cappelle. Tutte e tre le porte d’entrata sono state coperte – nell’ultimo restauro del 1989 – da bussole in legno e vetro, per riparare dal freddo esterno. Lungo le colonne laterali che dividono le varie cappelle, compresa parte del presbiterio, vediamo 12 croci d’ottone – sovrastanti ognuna un porta cero, pure di ottone – a significare i dodici apostoli e la consacrazione della chiesa.

Le cappelle

Scendendo dal presbiterio troviamo sei cappelle, tre per lato.
Sulla sinistra la prima è la CAPPELLA DEL BATTISTA (presumibilmente ricostruita e portata all’altezza attuale – come quella di S. Rocco – intorno all’anno 1562), in cui possiamo ammirare:

- sull’ancona la tela di Giulio Serafini (Venezia, 1825-1900 circa), raffigurante san Giovanni Battista, buona copia dell'imitatissimo Battista del Tiziano;

- a sinistra della cappella la tavola lignea del Battesimo di Gesù con san Giovanni Evangelista (1856 -uno dei rari dipinti su tavola dei primi anni del Millecinquecento che troviamo in terra trentina, opera di pittore veneto, probabilmente Giulio Serafini di Venezia, di famiglia originaria di Preore), con tre scomparti nella predella sottostante, raffiguranti S. Antonio abate e S. Cristoforo, la Sacra Famiglia, i Santi Rocco e Sebastiano. All’origine doveva essere provvisto anche di due ante dipinte e una tribeazione alla sommità. Il dipinto viene considerato “di discreto livello qualitativo della pittura”;

- il fonte battesimale di marmo bianco di Breguzzo, di forma ottagonale, datato con scritta 1496, probabile opera del maestro scalpellino Antonio da Santa Colomba (TN). Nell’ultimo restauro (1989), quando il fonte battesimale fu spostato dalla cappella di S. Vittore (a sinistra dell’entrata principale) a quella del Battista, venne scoperchiato, e il coperchio – di fine fattura in legno – appoggiato a lato, su un supporto adeguato, e trasformato in nicchia, contenente gli oli santi, oltre a tre icone di Fabio Nones da Trento: sullo sfondo il Cristo risorto che libera i morti dell’Antico testamento, a sinistra Madonna col Bambino, a destra S. Vittore, patrono del paese. Un precedente antico fonte battesimale si presume sia quello in pietra bianca, ora sito presso la porta laterale nord, sul quale sono scolpite alcune figure e il probabile antico stemma dei Lodron, potenti signori delle Giudicarie in tempi passati;

- a sinistra della cappella si nota un affresco raffigurante S. Lucia. E’ stato addebitato per secoli ai Baschenis, ma recenti studi ne contestano l’attribuzione.

La seconda cappella è dedicata a Maria ed è chiamata CAPPELLA DELLA MADONNA DEL ROSARIO. La nicchia contiene una statua in legno di Maria incoronata con in braccio il Bambino e in mano il rosario; ai piedi della statua un piccolo dipinto della crocifissione. È stata l'omonima Confraternita a dedicare a Maria questo elegante altare di marmo bianco e rosa, con intarsi venati (a. 1750 circa).

 

A seguire, troviamo la CAPPELLA DI SANT’ANTONIO DI PADOVA. L’ altare è in legno policromo e dorato con pregevoli formelle raffiguranti scene della vita del Santo (1650 circa). La base che poggia sulla mensa porta la seguente scritta: 1658 - Piis elemosinis erectum, voto vero Iacobo Festi aromatarii deauratum 1660. La statua del Santo fu regalata da don Ignazio Carli.

 

Di fronte, la CAPPELLA DI SAN VITTORE dove, inserita in un altare di marmo nero di Ragoli e bianco del Lomaso, il noto artista Erasmo Antonio Obermueller di Monaco di Baviera ha dipinto (1665-1710 circa) la Madonna con il Bambino e i santi Lorenzo, Girolamo, Francesco d'Assisi, Antonio abate e il martire Vittore (patrono del paese), che indica con la mano le proprie reliquie, custodite entro un reliquiario d’argento posto tra la mensa e l'altare. Il reliquiario è nascosto da una inferriata nera con contorno dorato e coperto da tessuto rosso.

 

 

Salendo troviamo la CAPPELLA DELLA DISPUTA DEL SANTISSIMO SACRAMENTO, eretta dalla Confraternita del Santissimo, per testimoniare la propria venerazione all'Eucarestia. L’altare è di marmo con fregi in foglia d'oro, con un'opera di grande pregio di ignoto pittore veronese del secolo XVI raffigurante l'Eucarestia, al centro della pensosa riflessione dei quattro Evangelisti, di san Giovanni Battista e di vari Padri della Chiesa. Proviene dalla chiesa di S. Francesco di Riva e successivamente dalla cappella Steffanini di Brevine. La pala è di pittore veronese del XVI sec. olio su tela. Si presume che la cappella (secondo G.Boni – Origini e memorie) sia stata edificata verso il 1598, come quella frontale dedicata alla Madonna del Rosario. Fino agli ultimi lavori di restauro (1989), in questa cappella dominava una grande statua del Sacro Cuore (ancora presente, ma nascosta dalla tela).

Infine la CAPPELLA DI SAN ROCCO realizzata dall'omonima Confraternita dove, in un prezioso altare ligneo del XVII secolo, troneggia una composizione di Madonna col Bambino, venerati da san Sebastiano e san Rocco, sculture in legno policromo, opera del bresciano Maffeo Olivieri (secolo XVI).

In alto immagine di S. Giuseppe con il Bambino Gesù, e diversi particolari (statuette di santi e volti in legno) di cui alcuni spariti a cura dei “soliti ignoti”. Pregevole il tabernacolo di pietra bianca scolpita (1551). Il tabernacolo, appartenente - con ogni probabilità – al vecchio altare maggiore demolito in occasione dei lavori di ampliamento del presbiterio avviati nel 1597, è datato 1551. Sulla parete destra (per chi guarda) di quest'altare, troviamo l’affresco del Baschenis, a cui si è accennato sopra, e sulla parete di fronte l’epigrafe del Baschenis, pure sopra-descritta. I lavori del 1989 hanno messo in luce anche la forma di un precedente edificio, probabilmente una primitiva cappella, molto più bassa  dell’attuale (tanto vale anche per la cappella frontale di S.Giovanni Battista) rialzate probabilmente verso il 1562.

Le tracce delle porte, ancora esistenti, si suppone facessero da collegamento con ambienti limitrofi, sul lato est delle cappelle medesime: da S.Rocco si pensa dovessero servire da accesso al campanile, che si suppone fosse in precedenza in questo angolo della chiesa; da S. Giovanni Battista, alla vecchia cappella battesimale, poi trasformata nell’attuale sagrestia. Tutte le cappelle laterali sono collegate una con l’altra – in ambedue i lati – da eleganti passaggi arcuati.

 

La Via Crucis

Sono notevoli per la loro originalità i 14 quadri della Via Crucis, meglio definiti dal parroco Comini (pievano di Tione dal 1781 al 1809) che li commissionò: "Meditazioni sopra i principali misteri della Passione di N.S.G.Cristo": infatti, discostandosi dal tradizionali percorso di questa pia devozione, don Comini ha voluto inseriti anche i momenti dolorosi che hanno preceduto il viaggio di Gesù al Calvario. Le prime sette tele sono attribuite a Prospero Schiavi (Verona, 1730-1803), le altre probabilmente alla sua scuola.

 

Le Confraternite

Dagli Atti visitali (4) si viene a conoscere che la pieve di Tione
aveva anche alcune confraternite:
• Del Santissimo Sacramento (altare maggiore);
• Dei disciplinati (altare di S. Antonio da Padova);
• Del Santo Rosario (altare della Madonna del Rosario);
• Di San Rocco (altare di S. Rocco);
• Del Carmelo (altare di S. Antonio abate).
Le confraternite erano corporazioni ecclesiastiche, composte prevalentemente da laici, riconosciute dall’autorità canonica e aventi finalità religiose ed assistenziali. Oggi a Tione sopravvive solamente la Confraternita del Ss. Sacramento, anch’essa in via di estinzione in quanto nemmeno gli aderenti ne conoscono più le motivazioni, se non il pagamento di una quota annuale, per la celebrazione delle messe ai “confratelli e consorelle” defunti. Come si può notare, gli altari nel tempo hanno avuto variazione di dedica da uno ad altro santo. Nella visita pastorale del 1750 troviamo elencati sette altari, che corrispondono esattamente a come li vediamo oggi. In questa occasione viene sottolineato che S. Giovanni Battista è il secondo Titolare della 11 chiesa: infatti oggi il nome completo della Pieve è “Chiesa di Santa Maria Assunta e San Giovanni

 

Il campanile

“Il campanile è una realtà simbolica; è come un indice puntato verso l’infinito, verso l’Oltre, verso l’Altro”. “ Il campanile diviene punto di congiunzione tra la terra (base quadrata), il cielo (culmine a cupola) e Dio stesso (cuspide triangolare), anelito della terra e della sua frammentazione nella pluralità a ritornare all’origine di tutto, nell’assoluta unicità di Dio”. Fino al 1755 secondo Guido Boni, vi era un’ antica torre parrocchiale – di m. 4x4 - situata nella zona nord, accanto all’antico presbiterio, che poteva essere contemporanea all’antica chiesa (riscontri effettuati anche durante i lavori del 1989).

Nel 1750 – coinvolti a deliberare tutti i capifamiglia tionesi - si decise di togliere le campane, considerate le condizioni di estrema precarietà statica della torre medesima. Poi – probabilmente verso il 1755 – dopo una accesa disputa tra le varie Quadre (“cappelle” dei paesi vicini), che non intendevano sborsare soldi per il campanile della Pieve - , si decise di demolirla, e di costruire un nuovo campanile. Alto 53 m., a pianta quadrata, il nuovo campanile sovrasta la chiesa fino a farla apparire più bassa di quanto non sia in realtà. Esso è opera di maestri muratori e lapicidi – in particolare emerge il nome della famiglia Cometti Giovanni e figli – provenienti anch’essi dalla zona lombarda, come tanti altri artigiani che operarono nelle nostre valli.

Coì si presenta il rinnovato campanile dell'arcipretale di Tione, dopo il restauro durato circa un anno. I lavori di ristrutturazione dell'intera torre campanaria sono iniziati nell'ottobre del 2007 e si sono conclusi verso la fine di agosto 2008. Le campane ospitate dal campanile furono all’inizio quattro più il “campanone”, con funzionamento “a ruota”. Nell’anno 1916 (il 12 ottobre) furono tolte le quattro campane minori e portate nel nord Europa per essere fuse in cannoni e altri strumenti di guerra. Tornarono solamente nell’anno 1922. In tale occasione venne redatta una “Lettera ai Tionesi”, in cui le campane spiegavano cosa era loro successo in tutti quegli anni di assenza e la loro contentezza di ritornare a suonare per i momenti belli e tristi della loro popolazione.

 

 

I Baschenis nella Pieve di Tione

A quanto risulta fu Simone II Baschenis ad affrescare la chiesa dopo la ristrutturazione a cavallo del XVXVI° secolo.

Senza averne assoluta certezza, si presume che avesse affrescato il presbiterio, compresa la grande volta, e gran parte delle pareti laterali della navata, pitture che andarono perdute nei secoli a causa delle trasformazioni subite dalla chiesa in epoche successive. Oggi rimangono poche tracce di questi affreschi: una Madonna con Bambino, particolarmente ben conservata, è visibile sulla parete destra - per chi guarda - della cappella di S. Rocco. Originariamente la pittura era più ampia, composta dalla figura mariana con ai lati i santi Rocco e Sebastiano. Fu scoperta nei restauri del 1893-97, e racchiusa in un riquadro a finestra, che venne tolto nei lavori del 1989, ampliando e valorizzando una parte più ampia dell’affresco stesso.

Abbastanza visibile rimane l’epigrafe lasciata da Simone II Baschenis, sul lato a fronte dell’affresco della Madonna. Pochi altri piccoli pezzi, di minor visibilità, testimoniano il passaggio dei Baschenis nella pieve di Tione.

Altri elementi

L’interno della chiesa offre altri semplici simboli, che parlano del sacro che la pervade:

  • Il bel pulpito, lavorato in legno intarsiato: sulla parte superiore è incisa la data 1570 e la frase "Lev Domini immaculata convertens animas" (La santa legge del Signore converte le anime).
  • L’organo del Mascioni - in fondo alla chiesa, alle spalle della bella cantoria in legno disegnata dall'arch. Provasoli - costruito nel 1962 in sostituzione del precedente, che era posizionato nella quarta campata settentrionale, in stile barocco con cariatidi e statue di angeli musicanti e  disperso nella demolizione del 1892.
  • Il libro della Parola, che ogni giorno ci dona la Parola di Dio, posto al centro della chiesa per chi volesse leggerla;
  • Due grandi colonne ad acquasantiera circolare in marmo bianco accolgono i fedeli all’ingresso della porta principale, opera di Livio Provasoli: ricordano il battesimo, l’entrata nella vita di grazia e nella vita ecclesiale. Altre quattro acquasantiere, più piccole e aggrappate al muro - chiaramente dello stesso artista - sono poste all’entrata della due porte laterali.
  • Un tabernacolo per gli oli battesimali (collocato sulla parete di fondo della chiesa, a sinistra della porta maggiore) con contorni di pietra scolpiti, portato alla luce nei lavori di rinvenimento del 1989.
  • All’interno delle Cappelle di S. Antonio e di S. Vittore sono posti quattro confessionali, vecchi ma non antichi, recentemente restaurati (di cui due con aggiunta di porte laterali di chiusura per il riserbo del colloquio).
  • Dei quattro banchetti in legno lavorato – ad un solo posto - che ornavano gli altari di quattro cappelle per la devozione personale, ne è rimasto solamente uno, posizionato al momento presso l’altare della Disputa del Ss. Sacramento.

 

L’esterno

All’esterno della chiesa, al culmine della facciata, possiamo ammirare un’edicola rappresentante S. Giovanni Battista (copatrono della chiesa), affresco di A. Comolli, fine ottocento, e un rosone a dodici petali. “Sin dai primi tempi del cristianesimo ogni emblema a forma di ruota associava un significato cristologico al simbolo della ruota del mondo; questo senso duplice ritornò ad  esprimersi nel decoro figurativo del fiorone gotico.

Il portale d’ingresso principale – che delimita l’entrata alla chiesa come soglia della fede (varcare una soglia vuol sempre dire fare una scelta, cambiare situazione) - pure di fine ottocento, è sormontato da una lunetta raffigurante la Madonna col Bambino, ai lati le due figure dell’Annunciazione (notevolmente deteriorate). La soglia che il cristiano varca non è un simbolo cosmico: è Gesù. La porta è termine di una realtà e inizio di un’altra.

Il sagrato, ampio e delimitato recentemente da colonnette in ghisa legate da catenelle – per impedire l’entrata dei veicoli - offre uno spazio circoscritto a chi desidera fermarsi prima e dopo le celebrazioni liturgiche. Esso “esprime una dimensione antropologica, liturgica e culturale intesa come preparazione mediante l’incontro e il saluto di coloro che convengono per il medesimo motivo e guidati dalla medesima fede, come anche momento prezioso per ritornare congiuntamente alla vita quotidiana”.

E’ uno spazio prezioso, una cerniera tra il momento quotidiano e profano e l’appuntamento religioso, domenicale e festivo.

 

Il cimitero

La chiesa, fiancheggiata dal settecentesco campanile, ha ai lati: la canonica con il portico cinquecentesco, che poggia su elementi medioevali, e il cimitero.

L'attuale cimitero risale al 1871. Nell'estate di quell'anno, l'allora decano don Ignazio Carli scriveva all'Ordinariato di Trento: "Sta ormai per compiersi l'amplificazione di questo cimitero parrocchiale decorato di una nuova cappella" e chiedeva l'autorizzazione per benedire il nuovo camposanto con la cappella che ospita le tombe dei sacerdoti don Moggioli, don Giovanni Zuech e monsignor Donato Perli. La cappella è opera di quell'architetto triestino Claricini, che progettò anche la chiesa di Breguzzo. Il dott. Boni ci dà notizia di un rifacimento e allargamento avvenuto nel 1894, anche se i cambiamenti più importanti risalgono a pochi anni dopo. Terminata la seconda guerra mondiale, verso gli anni '50, il cimitero fu ulteriormente ampliato a spese del Comune di Tione e completato di alcune tombe di famiglia, che anche oggi rimangono. Bisogna ricordare che le tombe un tempo circondavano la chiesa da almeno tre lati, come confermano sia il ritrovamento di alcuni resti venuti alla luce negli anni 1980 (come sopra detto), sia una lettera del 1826 inviata al Capitanato di Tione, in cui si chiedeva il trasloco del cimitero sito avanti la facciata della chiesa, per la ristrettezza del luogo e la posizione dannosa alla saluta pubblica. Degna di nota è la lapide che ricorda i morti del colera del 1836.

 

I parroci della pieve

Circa questo argomento non sono molti i documenti a disposizione per un’indagine approfondita. La fonte maggiore è costituita da un manoscritto di don Ignazio Carli (5) che, partendo da una lapide – a suo tempo murata sulla parete meridionale della canonica, e andata perduta, ma ripresa nel suo testo da un manoscritto del parroco Comini - riportava i nomi dei parroci della pieve fin dal primo, datato 1212.

 

Bibliografia:

1. La Pieve di Tione –a cura di G. Poletti – 1997

2. Origini e memorie della chiesa plebana di Tione– Guido Boni -1937

3. Codice Vanghiano –Verona

4. Atti visitali nei secoli

5. Note cronistoriche intorno alla Parrocchia di Tione 1865-1895”- Don Ignazio Carli

 

(a cura di Carla Pedretti)

LA STORIA
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